Riflessioni su gennaio

Pare che gennaio sia un mese pieno di guai. Ma guai seri, scade il canone tv, un sacco di tasse, ma soprattutto pare porti un umore nero. Leggo di tante persone che in questo periodo hanno il cuore buio, a volte solo ombre, altre é così forte il malessere da non riconoscersi più nelle dinamiche di sempre, di aver voglia di rigettare le situazioni e le persone che sempre , o maggiormente, ci hanno identificato e rafforzato come individui. Una voglia improvvisa nemmeno di altro, di nuovo, quanto piuttosto di rifuggire il vecchio, il solito.

Aver voglia di isolarsi, di stare soli, non tanto come forma di meditazione, ma come forma detox dall’immersione sociale continua a cui siamo sottoposti. Voglia di silenzio. Voglia di non dover rispondere. Voglia di non dover sorridere. Voglia di non dover dar conto a tuo marito/moglie, ai tuoi figli, ai tuoi colleghi, ai tuoi genitori, etc etc.. Voglia di essere lontana dagli altri, altro da altri, altro da quel sé conosciuto agli altri e a se stessi. Voglia di smaltire un po’ di malesseri, un po’ di malumori, un po’ di amori storti, di situazioni dolorose, di pensieri soffocanti. Voglia di essere un oggetto, un sasso in riva al mare, oppure una pianta, persino una piccola lucina da notte, senza poesia, senza afflati, una cosa materiale che non soffre, non pensa, non evolve, non invecchia, non muore.

Forse ha preso anche me questo gennaio buio. I miei passi ripercorrono le stesse strade, ma i miei piedi sognanti volano liberi altrove senza meta, solo una gran voglia di andare avanti, avanti, avanti, senza zavorre, senza pensieri, con la speranza di incontrare un po’ di felicità. Non ho messaggi per gli altri, solo bisogno di ricaricarmi, solo dire vi capisco, restate sul vostro cucuzzolo di montagna, io resto sul mio. Necessità di decompressione

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Ritmi pazienti

Il primo giorno dell’anno é stato beneaugurale: le leccarde del mio forno non facevano che sfornare biscotti, tanti, una montagna, per tanti cuori da accarezzare, e strudel per addolcire lingue e magoni. Nell’aria odore di cannella , pinoli tostati, mele sposate a calvados, i capelli ribelli racchiusi nelle tele delle tortaie, e poi zucchero a velo a nascondere le crepe e nastri per dare un vestito elegante al più modesto dei biscotti. Però ho fatto anche un grave errore. Ho panificato con la pasta madre senza aver il tempo di covarla con calore e amore. Le ho dato fretta e lei non ne ha voluto saperne di allargare le maglie, s’è abbottonata stretta e mi ha dato un pane non lievitato. La mia prima lezione dell’anno: Amelia, non tutte le cose possono essere fatte a ritmi serrati. Ci sono riti da osservare, ritmi da rispettare, accudimenti da fare, pazienze da esercitare. Sii paziente, Amelia, e tutto avrà la forma che vorrai ☺ Ben arrivato 2015 

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Voler bene é una torta

La mia planetaria, il mio forno, le mie fruste, il leccapentola ieri e oggi hanno ripreso aria e luce.
É stato un modo di prendermi cura degli altri, di dire un “ti voglio bene” quando i legami hanno una soglia alta di pudore, che non te lo lascia dire.
Seppur oggi mi sia sentita molto periferia del cuore di affetti importanti, cerco di distrarmi e concentrarmi sui miei progetti. Voler bene a volte é una torta. Ma una volta a te e un’altra volta a me.

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Carezza di madre

L’attesa della carezza di tua madre sarà la tua condanna eterna, non arriverà mai, nessuno mai te la farà, nessuno mai capirà quel vuoto enorme. Più ti metterai sulle punte per alzarti di qualche centimetro, e più quella mano sarà lontana. Bisognerebbe non attendere mai più.

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Amare in silenzio

Non c’è nulla di più indecoroso al mondo di esigere amore da chi non lo prova per noi, e non c’è nulla di più dignitoso di continuare ad amare in silenzio, nonostante tutto. (Dedicato a tutte le anime in pena che non sono corrisposte).

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Il poeta

Ma non lasciatevi ingannare, il poeta non scrive mai davvero per trasporto amoroso o per afflato osmotico o per senso del trascendentale, il poeta ha una sola fonte, la solitudine interiore più profonda, più inviolabile, e scrive copiosamente per demonizzare gli struggimenti, per declamare ad alta voce questo sentirsi un’anima solitaria, sola e incompresa al mondo. Il poeta che scriva versi felici o li partorisca ad ogni decade è semplicemente uno scrittore ispirato in quel momento, e prestato temporaneamente alla poesia. Il poeta odia la sua condizione – ma se non la abitasse non conoscerebbe ispirazione – la sua dannazione diventa la sua voce.

Amelia De Simone.

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Mannaggiaamme

Poi ti chiedi perché lo fai, che senso ha tutto questo scrivere, chi mai ti leggerà, parole che ti rubano il sonno, la libertà, letture, pensieri riposati, ti dà persino fastidio pensare che chi ti ha esortato, ti ha poi lasciato al tuo destino di parole febbrili, senza prendersene cura. Ma che scrivo a fare, davvero, quanto tempo perso, quanta incuria del mio sentire messo alla mercé di occhi svogliati, dalla curiosità volgare, meschina. Mannaggiaamme. Devo smettere.

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Sensibilità

La sensibilità è una merce che si espone? No, non credo proprio, come non credo si debba pretendere di ricevere né si possa riversare forzatamente sugli altri. E talvolta, anzi spesso, la si vive in solitudine, inespressa, magari dolorosamente inespressa, ci implode dentro per mille motivi, che vanno dal rifiuto dell’altro di lasciarci “entrare” alla riservatezza che ci impedisce di forzare impalcature, che sostengono ossa fragili. Chi ha risorse le ricerca e rafforza in sé, le esprime con la creatività, con la riflessione, con il ritiro spirituale etc. etc. ma questo non vuol dire che tutta l’otre di parole che urgono dentro sia svuotata, anzi. Sarebbe bello allentare pudori e imbarazzi e incontrarsi. Sarebbe bello dare e ricevere ristoro a tanti pensieri di vetro, a tanto peso e senso di isolamento interiore. Perché è così difficile darsi, prendere, ricambiare?.

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Dubbi amletici

Dubbi amletici

In un turbinio di parole, pensieri, azioni ed emozioni altalenanti, dove tutto cambia, come magma bollente, un elemento fisso ha valenza, è realmente un punto fermo oppure è solo un particolare insignificante? I miei dubbi amletici. Forse sarebbe meglio ritornare a impastare pane e biscotti, avrei risposte più certe. E gradevoli (se non sgarro col sale!) (Smangiucchio un cracker cereali e grano soffiato, come dire di sabbia e aria, sarà quello che mi rende tristemente pensosa?).

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