Pare che gennaio sia un mese pieno di guai. Ma guai seri, scade il canone tv, un sacco di tasse, ma soprattutto pare porti un umore nero. Leggo di tante persone che in questo periodo hanno il cuore buio, a volte solo ombre, altre é così forte il malessere da non riconoscersi più nelle dinamiche di sempre, di aver voglia di rigettare le situazioni e le persone che sempre , o maggiormente, ci hanno identificato e rafforzato come individui. Una voglia improvvisa nemmeno di altro, di nuovo, quanto piuttosto di rifuggire il vecchio, il solito.
Aver voglia di isolarsi, di stare soli, non tanto come forma di meditazione, ma come forma detox dall’immersione sociale continua a cui siamo sottoposti. Voglia di silenzio. Voglia di non dover rispondere. Voglia di non dover sorridere. Voglia di non dover dar conto a tuo marito/moglie, ai tuoi figli, ai tuoi colleghi, ai tuoi genitori, etc etc.. Voglia di essere lontana dagli altri, altro da altri, altro da quel sé conosciuto agli altri e a se stessi. Voglia di smaltire un po’ di malesseri, un po’ di malumori, un po’ di amori storti, di situazioni dolorose, di pensieri soffocanti. Voglia di essere un oggetto, un sasso in riva al mare, oppure una pianta, persino una piccola lucina da notte, senza poesia, senza afflati, una cosa materiale che non soffre, non pensa, non evolve, non invecchia, non muore.
Forse ha preso anche me questo gennaio buio. I miei passi ripercorrono le stesse strade, ma i miei piedi sognanti volano liberi altrove senza meta, solo una gran voglia di andare avanti, avanti, avanti, senza zavorre, senza pensieri, con la speranza di incontrare un po’ di felicità. Non ho messaggi per gli altri, solo bisogno di ricaricarmi, solo dire vi capisco, restate sul vostro cucuzzolo di montagna, io resto sul mio. Necessità di decompressione