Fisarmonica o chitarra?

Un uomo dai capelli indomiti, il naso fiero degli antichi soldati greci, abbracciava con lo sguardo la sua donna, i lunghi capelli rossi, gli occhi verdi, le braccia e i seni floridi, i fianchi così fertili, che ingentilivano qualsiasi occhio d’uomo, la guardava attraverso le nubi di fumo che evaporava dalla bocca carnosa.

La casa era all’ultimo piano di un caseggiato anni ’70, un loft riattato con poltrone e lampade design sapientemente abbinate a mobili antichi, libri che denotavano sensibilità letterarie raffinate mescolati a tomi accademici, fiori di lavanda essiccati alle finestre avvolgevano l’aria, la penombra rendeva l’uomo e la donna affascinanti, seppur nessuno dei due fosse particolarmente bello.

Lei era seduta sul bordo di una sedia, sedeva sempre così, in punta, come i bambini, eppure non dava mai l’idea di aver fretta di rialzarsi o di esser scomoda, solo un vezzo infantile, era distratta, l’aria dolce di una primavera esplosa all’improvviso la rapiva, e la musica che arrivava dal basso acuiva il suo smarrimento felice.

“Senti, é una fisarmonica!” La sua voce di carne, bassa, gravida di promesse, aveva l’eccitazione dei bambini quando indovinano un rompicapo. Lui, tendendo l’orecchio, rispose che no, era una chitarra.

Una chitarra, lei scosse la testa: “che chitarra, senti, é una fisarmonica!” Risero, coscienti di aver rovinato il romanticismo del momento, e che anche quello sarebbe diventato magìa nel ricordo

Amelia De Simone – giugno 2015

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