Io mi meraviglio, eppure sorgo insieme a te

Io mi meraviglio, eppure sorgo insieme a te

Mi meraviglio d’essere la storia che narri,
mi meraviglio d’essere la cova del tuo seno,
mi meraviglio di provocarti tremori per amore che non si contiene,
mi meraviglio che convogli a me i tuoi pensieri così sommi e cesellati,
mi meraviglio che ti tolga il sonno quando mi ribello ai nostri giuramenti,
mi meraviglio che dedichi a me la luce dei tuoi bagliori mistici,
mi meraviglio che tu mi abbia scelta e ancora mi scelga,
mi meraviglio d’essere innestata come pianta nel tuo terreno così fecondo,
mi meraviglio d’essere la tua linfa e l’aurora di ogni tuo sogno,
mi meraviglio che la mia mano non stanchi mai la tua,
mi meraviglio che posi parole mai udite e baci arditi sulla bocca,
mi meraviglio che a te mi sommi e mi moltiplichi, matematico audace e onirico,
mi meraviglio del suono dei tuoi canti antichi che a me doni,
mi meraviglio delle danze propiziatorie che con i tuoi antenati insceni intorno a me,
mi meraviglio dei giorni che mi consegni completi, senza mai fine.

Io mi meraviglio, eppure sorgo insieme a te

Amelia De Simone – 11 gennaio 2018

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Tu parlami, carne della mia carne

Tu parlami, carne della mia carne

Ora non sei altro che montagna,
un rivolo d’oro sulla pietra arsa,
e quella luce che guizza nella grotta marina,
sei del sole il raggio che trafigge,
la punta acuminata d’un coltello
e l’acqua cheta, la rosa odorosa
e il silenzio sacro degli antichi chiostri,
sei un manoscritto antico e raro,
sei un fiotto di sangue che sgorga dalla bocca,
e occhi avidi di pace,
sei preghiera e rabbia,
sei quiete e furia,
tu parlami, carne della mia carne, io ti dipingo anche nelle parole
che qualcuno, sordo ai canti degli angeli, t’ha celato,
tratteggio i tuoi occhi senza resa,
di quel furore che tiene in vita,
di quel furore che toglie vita
a chi ha dato troppo sangue
e severa ha negato a sé ore e balsamo
fino ai giorni del travaglio,
parlami e lascia che restituisca gli ori alla tua testa nobile
e le peci a chi, corrotto, spense il tuo spirito ardente

Amelia De Simone – 10 gennaio 2018

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Sono terra che trasforma

Sono terra che trasforma

Ruggisce il leone nervoso
eppure sono gazzelle
quelle che corrono
libere nella prateria
del mio cuore matto,
barrisce l’elefante furioso
eppure sono aironi leggeri
quelli che s’alzano in volo
in questo animo sconfinato,
sono terra che trasforma,
sono utero che partorisce
i sogni più intricati,
sono grano che germoglia
fiori e pianto,
sono donna di cemento eppure
cammino sulle punte come
étoile leggiadra

Amelia De Simone – 2 gennaio 2018

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I Poeti ballano con Dio

I Poeti ballano con Dio

I Poeti sono santi,
un po’ eroi e un po’ vigliacchi,
amano, sognano e mangiano.

Sono di pensiero e aria,
eppure hanno ossa
e l’intestino degli uomini veri.

I Poeti salvano,
pur essendo dannati,
elevano gli spiriti
ma poi li trovi in coda a pagare le bollette.

I Poeti coniano parole
e inbastiscono trame,
ballano con Dio
e poi dormono con le ginocchia piegate al petto

 

Amelia De Simone – 21 dicembre 2017

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Un cappotto leggero, quasi un soprabito

Un cappotto leggero, quasi un soprabito

Ho saputo solo ora che sai tutto,
sai che me ne sono andata via,
ho portato un solo vestito, quello che indosso,
i miei orecchini preferiti,
un cappotto leggero, quasi un soprabito,
il mio trucco un po’ stanco,
un sorriso così timido, senza forze.


Sono andata via, amore mio,
da te, dalla mia vita, perché ho troppi dolori,

troppa polvere sulle labbra,
e le spine negli occhi spenti,
vago col mio cappotto troppo leggero,
con la lezione in tasca sulla felicità,
alunna senza disciplina e senza studio,
pallida e vergognosa di muovere
passi senza orme.


Tu mi dai luce e io non rimando luce,
mi stringo nel cappotto troppo leggero,
ho freddo, sola, mi sento sola,
vorrei tornare da te,
non so trovare la strada

 

Amelia De Simone – 24 novembre 2017

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Domani guarderò il cielo

Domani guarderò il cielo

Certi giorni finiscono

Senza aver dato

Un po’ di riparo.

 

Strane ore ottombrine

Troppo chiare e troppo calde

Non abbracciano

Né mostrano giorni

Meno acri.

 

Domani guarderò il cielo,

Cercherò segni di prodigio

E poi mi guarderò lavorare,

Mangiare, camminare.

 

Sarò altro occhi,

Accompagnerò i miei passi

Duri, senza poesia,

Troverò nuove vie,

Nuove linfe,

Rifiorirò dai miei rami secchi

 

 

Amelia De Simone – 17 ottobre 2017

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Io voglio che tu sìa*

Io voglio che tu sìa*

Ti poso le mie perle sul corpo
Ora etereo, di soffio,
Ti disegno elegante,
Le scarpe coi tacchi alti che non hai indossato mai,
Una veste leggera, sinuosa,
Un cappello che non avresti calzato mai,
O uno chignon,
Il collo nudo,
Come le regine fiere,
Ti voglio rendere cigno,
Voglio liberarti dalla vita senza lussi,
Dai doveri senza mai fine,
Voglio portarti a fare quel viaggio solo nostro,

Segreto tra i segreti.

Voglio che tu sia,
Voglio che tu possa urlare, cantare, sognare,
Voglio che tu dorma e poi possa svegliarti
saltando dal letto, gioiosa, senza affanni,
Voglio che ti guardi con i miei occhi e ti veda bellissima,
Voglio truccarti gli occhi della bontà e tenerti ancora la mano,
Voglio cucinare i tuoi dolci preferiti,
Voglio pettinarti i ricci e riempirti l’anima di speranza e luce,
Voglio stordirti con i nostri discorsi sullo spirito,
sulla divinità e sui giorni della guarigione.
Io voglio darti altra vita,
E voglio sentirti ridere,
Come nel sogno che mi ha calmato il cuore.
Io voglio che tu sìa.
Io voglio che tu sìa

Amelia De Simone – 5 ottobre 2015

 

 

*Poesia dedicata a Beatrice, sorella amatissima

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Spore d’amore

Spore d’amore

I tuoi passi assenti risuonano come note argentine, allegre e tante,
oppure come cocci e conchiglie di rena d’oro
o l’acqua nella noce di cocco,
vitale, allegra, incauta.

Mi innamori del mondo, della vita assolata, dell’aria impudente,
che sollecita pensieri senza pudori,
con la grazia dei giovani affatati
all’amore

Io bacio quei passi che odo ma non vedo,
li seguo e saltello,
frivola io, fatta d’aria, confusa d’amore,
di fronde rumorose e lussureggianti, pareti dorate di case coloniali, spore d’amore ovunque.

Ovunque siano i tuoi passi assenti,
li ricalco e sono in te

Amelia De Simone – 15 giugno 2017

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