Sono terra che trasforma

Sono terra che trasforma

Ruggisce il leone nervoso
eppure sono gazzelle
quelle che corrono
libere nella prateria
del mio cuore matto,
barrisce l’elefante furioso
eppure sono aironi leggeri
quelli che s’alzano in volo
in questo animo sconfinato,
sono terra che trasforma,
sono utero che partorisce
i sogni più intricati,
sono grano che germoglia
fiori e pianto,
sono donna di cemento eppure
cammino sulle punte come
étoile leggiadra

Amelia De Simone – 2 gennaio 2018

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I Poeti ballano con Dio

I Poeti ballano con Dio

I Poeti sono santi,
un po’ eroi e un po’ vigliacchi,
amano, sognano e mangiano.

Sono di pensiero e aria,
eppure hanno ossa
e l’intestino degli uomini veri.

I Poeti salvano,
pur essendo dannati,
elevano gli spiriti
ma poi li trovi in coda a pagare le bollette.

I Poeti coniano parole
e inbastiscono trame,
ballano con Dio
e poi dormono con le ginocchia piegate al petto

 

Amelia De Simone – 21 dicembre 2017

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Un cappotto leggero, quasi un soprabito

Un cappotto leggero, quasi un soprabito

Ho saputo solo ora che sai tutto,
sai che me ne sono andata via,
ho portato un solo vestito, quello che indosso,
i miei orecchini preferiti,
un cappotto leggero, quasi un soprabito,
il mio trucco un po’ stanco,
un sorriso così timido, senza forze.


Sono andata via, amore mio,
da te, dalla mia vita, perché ho troppi dolori,

troppa polvere sulle labbra,
e le spine negli occhi spenti,
vago col mio cappotto troppo leggero,
con la lezione in tasca sulla felicità,
alunna senza disciplina e senza studio,
pallida e vergognosa di muovere
passi senza orme.


Tu mi dai luce e io non rimando luce,
mi stringo nel cappotto troppo leggero,
ho freddo, sola, mi sento sola,
vorrei tornare da te,
non so trovare la strada

 

Amelia De Simone – 24 novembre 2017

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Domani guarderò il cielo

Domani guarderò il cielo

Certi giorni finiscono

Senza aver dato

Un po’ di riparo.

 

Strane ore ottombrine

Troppo chiare e troppo calde

Non abbracciano

Né mostrano giorni

Meno acri.

 

Domani guarderò il cielo,

Cercherò segni di prodigio

E poi mi guarderò lavorare,

Mangiare, camminare.

 

Sarò altro occhi,

Accompagnerò i miei passi

Duri, senza poesia,

Troverò nuove vie,

Nuove linfe,

Rifiorirò dai miei rami secchi

 

 

Amelia De Simone – 17 ottobre 2017

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La mia cliente preferita

La mia cliente preferita

(Racconto ambientato in torteria)

L’autunno è ancora acerbo, le giornate assolate e sonnacchiose confondono la pelle e la mente, ottobre si traveste sornione da inizio settembre.

La cucina della torteria brulica di odori e vapori, ho circa sette teglie piene di biscotti da infornare e altrettante di biscotti già cotti. E poi i fondi delle crostatine, smerlati e un po’ panciuti. Anche se non è il periodo giusto, devo preparare il dolce preferito della mia cliente preferita, quella per cui aprirei il negozio anche all’una di notte.

Si chiama Beatrice, è una giovane signora con degli splendidi capelli ricci . Quanto invidio i suoi capelli, una meraviglia della natura: setosi, lucenti, le danno un’aria sbarazzina e simpatica, che te la fanno adorare subito.

Lei fa la maestra di scuola materna: il classico esempio (ma che classico? È quasi introvabile!) di chi ha trasformato la passione in lavoro, è davvero innamorata del suo mestiere, dei bambini, ogni volta mi infila i nomi di colleghe care, come Fiorella, Marianna (forse li inventa, sembrano nomi di fate!), mi parla dei lavoretti dei suoi alunni e di mille progetti che ha, nella scuola e fuori, le casette delle bambole in stoffa che cuce interamente a mano, meravigliose collane che impreziosirebbero qualsiasi collo e così via.

Quando comincia a parlarmi della sua famiglia, però, mi perdo, sono così tanti! Lei, ridendo, dice: la mia tribù! Le brillano gli occhi a parlarne, si capisce che ha un amore infinito per tutti loro. Mi accenna spesso alle sue ragazze, le figlie, che hanno ereditato la stessa meravigliosa cascata di ricci e i suoi occhi grandi e profondi.

Beatrice ti guarda e già ti ama e chiede amore, perché lei è come Madre Terra, è fatta solo di terra fertile e semenza buona.

Ora riempio i fondi delle crostatine: un sottilissimo strato di pan di spagna con lieve sentore liquoroso, una meravigliosa crema diplomatica al sentore dei limoni di Amalfi e, ingrediente fuori stagione, fragoline di bosco. Ma io andrei a piedi per chilometri pur di farla felice, non importa se devo fare carte false per lei.

Non si può avere idea di che persona speciale sìa, di quale privilegio si goda ad essere sua amica. Mi piacerebbe enormemente essere una delle sue sorelle, le adora, non lo dice mai esplicitamente, ma si coglie così bene, così come i due fratelli. Sono un esercito in quella famiglia, cinque sorelle, due fratelli, la mamma, il papà, le figlie e tutti i pianeti satellitari. Mi gira la testa quando inanella i nomi, lei lo sa e mi chiede apposta di ripeterli, pretendendo anche l’ordine cronologico della nascita, sapendo perfettamente che non ce la farò mai, smemorata come sono e se la ride di gusto.

Eccola, arriva: è stanca, ma serena. Quello di passare una volta a settimana in torteria è l’unico lusso che si concede, mi confessa, a casa millemila persone hanno bisogno di lei e lei non sa sottrarsi. E’ una donna troppo buona per dire dei no. Mi intenerisce questo suo prodigarsi continuo per gli altri, la vorrei più egoista e concentrata su di sé, ma lei è fatta così e non la cambierò certo io.

Sono grata che venga a condividere il suo tempo libero proprio con me e le preparo una profumatissima tisana Paradiso, agli agrumi e frutti rossi, una crostatina sul piatto di porcellana bianca e il vassoietto col fiocchetto a quadretti vichy da portare via, che ogni volta le dono.

Piano piano ci scambiamo le confidenze, ridiamo come matte, arrivo a proporle un viaggio tutto nostro, in fondo anche io non vado mai in vacanza, quale miglior occasione di passare giorni arricchenti, che stare tra sorelle elettive?

Mentre mangia, goduta del suo dolcetto preferito, annuisce. Poi guarda l’orologio, scatta in piedi, dicendo che è tardi, prende la borsa e scappa. Ma sulla soglia si volta e mi promette di pensarci.

Io ci conto, Beatrice, abbiamo ancora mille segreti da scambiarci e poi, ti prometto, prima o poi riuscirò a mettere in fila tutti i nomi delle tue sorelle e dei tuoi fratelli, ti sorprenderò!

Alla prossima settimana, non vedo l’ora, le prossime crostatine saranno ancora più buone di quelle di oggi, è il mio segreto per rivederti ancora.

 

Amelia De Simone – 10 ottobre 2017

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Io voglio che tu sìa*

Io voglio che tu sìa*

Ti poso le mie perle sul corpo
Ora etereo, di soffio,
Ti disegno elegante,
Le scarpe coi tacchi alti che non hai indossato mai,
Una veste leggera, sinuosa,
Un cappello che non avresti calzato mai,
O uno chignon,
Il collo nudo,
Come le regine fiere,
Ti voglio rendere cigno,
Voglio liberarti dalla vita senza lussi,
Dai doveri senza mai fine,
Voglio portarti a fare quel viaggio solo nostro,

Segreto tra i segreti.

Voglio che tu sia,
Voglio che tu possa urlare, cantare, sognare,
Voglio che tu dorma e poi possa svegliarti
saltando dal letto, gioiosa, senza affanni,
Voglio che ti guardi con i miei occhi e ti veda bellissima,
Voglio truccarti gli occhi della bontà e tenerti ancora la mano,
Voglio cucinare i tuoi dolci preferiti,
Voglio pettinarti i ricci e riempirti l’anima di speranza e luce,
Voglio stordirti con i nostri discorsi sullo spirito,
sulla divinità e sui giorni della guarigione.
Io voglio darti altra vita,
E voglio sentirti ridere,
Come nel sogno che mi ha calmato il cuore.
Io voglio che tu sìa.
Io voglio che tu sìa

Amelia De Simone – 5 ottobre 2015

 

 

*Poesia dedicata a Beatrice, sorella amatissima

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Spore d’amore

Spore d’amore

I tuoi passi assenti risuonano come note argentine, allegre e tante,
oppure come cocci e conchiglie di rena d’oro
o l’acqua nella noce di cocco,
vitale, allegra, incauta.

Mi innamori del mondo, della vita assolata, dell’aria impudente,
che sollecita pensieri senza pudori,
con la grazia dei giovani affatati
all’amore

Io bacio quei passi che odo ma non vedo,
li seguo e saltello,
frivola io, fatta d’aria, confusa d’amore,
di fronde rumorose e lussureggianti, pareti dorate di case coloniali, spore d’amore ovunque.

Ovunque siano i tuoi passi assenti,
li ricalco e sono in te

Amelia De Simone – 15 giugno 2017

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