La poesia che non c’era

La poesia che non c’era

 

Non so piu di me prima di averti stretto,
Non ricordo i pensieri,
Ricordo solo le paure, i fossi,
Le cadute, le solitudini

Del passato ho tante parole belle, orgogliose creature indipendenti,
Ora piene di luce, piene di terraferma, di sogno

Perché tu sei,
Tu sei la poesia che non c’era

Amelia De Simone – 11 febbraio 2016

 

piccoloQuesta poesia è contenuta nel libro
di cui sono coautrice:
“Dimmi qualcosa di bello”
ed. Vita.
Puoi prenotare il libro
scrivendo a: 
vitaeditrice@gmail.com 

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La mano sul volto

La mano sul volto

 

Mi copri metà volto con la mano,
Devoto mi osservi,
Il respiro trattenuto,
E diventa culto questo viso,
Madonna dagli occhi enormi,
Dai gesti profani,
Di luce sepolta
Da lasciare riaffiorare

Amelia De Simone – 5 dicembre 2015

 

 

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“Dimmi qualcosa di bello”
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La notte

La notte

 

La notte porta silenzio e buio,
Si posa densa sulle spalle e
Ti rende di molle sonno,
La notte é fatta di piccole assenze,
Il sole é altrove, le mani forti
E il cuore dei leoni dispersi nella luce,
Ora solo silenzio e buio,
Quiete bruna,
Si scivola calmi nell’abbandono,
La vita si ferma, resta nelle pieghe
Degli occhi e delle lenzuola,
Un pensiero debole d’amore,
Poi diventa limbo,
Membra abbandonate e stanche,
La notte é una piccola fuga
Amelia De Simone – agosto 2015

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Corpi sapienti

Ho fatto un sogno stanotte,
Giacevo al tuo fianco,
Mi dormivi accanto,
Il sonno sereno
Come sereno é il tuo giorno,
Mi stringevi a te come bene prezioso,
E non sapevi respirare lontano dal mio respiro,
Confondevi le tue braccia alle mie,
Annodavi i tuoi capelli ai miei,
Corpi aderenti, corpi sapienti,
Che sanno del nostro amore
Da mille anni e più

Amelia De Simone – febbraio 2015

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Il dr. Kramer

Il dr. Kramer

Il dr. Kramer è il mio psicologo. Credo che abbia scelto questo mestiere perché ha mani troppo belle per imbruttirle facendo il muratore, ad esempio. Conosco a stento il suono della sua voce. Una voce profonda, calma, che sa di mare d’estate nel pomeriggio inoltrato, quando l’acqua è cristallina e calda e raccolta in sè. Mi porge la mano, caloroso, leggermente affettuoso, mi saluta e poi cominciamo la seduta. Mi siedo in poltrona (non esistono più i lettini, sono un’invenzione cinematografica!) e incomincio a raccontarmi. A volte ho cose interessanti da riportargli, vedo che lui prende appunti, sono una brava paziente. Altre volte invece devo inventarmi qualcosa, mi dispiace che lui non rimanga colpito, diamine non posso deluderlo così. Allora mi invento cose turpi, o grandi disagi emozionali. Riesco persino a piangere, con lacrimoni silenti, senza singhiozzare, non voglio metterlo a disagio e poi è tremendamente inelegante. Mi porge un fazzolettino, è partecipe, ma non parla. D’altronde che deve dirmi? “Continui, così prendo appunti”? Altre volte gli dico la verità, mi metto a nudo, ma mi pare una cosa sconveniente, io vado da lui solo perché parlare ad alta voce in strada mi procurerebbe qualche guaio. Vorrei che lui mi dicesse, proprio quando racconto la verità più vera: “Signora, perché inventa? Io son qui per aiutarla, perché non si fida di me?” E vorrei rispondergli” Perché non mi fido degli uomini, ho scelto lei e non una donna per continuare a non fidarmi degli uomini, il piacere masochista prolungato” Credo che il dr. Kramer abbia un lungo lavoro da fare con me. Ha appena comprato un taccuino nuovo, dedicato solo a me. Amelie, bugiarda impenitente.

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