Io mia madre

Io mia madre

Io mia madre l’ho amata come amano i disperati.
Con dolore, come se ogni volta avessi un debito con lei, come se dovessi dimostrare ogni momento di essere stata degna di venire al mondo dalle sue doglie,
con l’angoscia di chi ha paura di non essere vista, i tremori di chi é terrorizzata dell’abbandono.

Io mia madre l’ho amata senza capirla, senza essere capita, come succede alle madri, alle figlie, la normalità, io mia madre l’ho amata con caparbietà, con rabbia, persino con furore, con cieca ostinazione.

Avrei voluto saperla aspettare, saper capire che stava diventando un frutto tenero, morbido di sole e di anni, che voleva conforto, qualche stilla di confidenza, un tono mio più sommesso, meno superbo, meno rapace.

La penso, gli occhi spurgano acqua, ma vorrei che le donassero sangue, il capo chino, senza pace, io mia madre la amo come i disperati.

Vorrei il perdono che spetta alle figlie che non sanno staccarsi dai propri dolori, che non sanno staccarsi dalla propria storia, che non sanno essere madri delle loro madri.

La vorrei in sonno, avere il capo sul suo grembo, e vorrei pettinare i suoi capelli bianchi, rassicurarla sulla sua bellezza e concederle non semplice amore, ma devozione che assolve.

Io mia madre la amo. La amo come amano i disperati

Amelia De Simone – 28 novembre 2023

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A volte, gli abbracci a volte

A volte, gli abbracci a volte

Quando il mondo fuori non é più radura che rinfresca i piedi, che accoglie il tuo corpo felice del contatto con l’erba e la terra e i fiori,
Quando la testa diventa china e cupi gli occhi, pieni di lacrime ricacciate a stento, e quando il dolore del mondo é il tuo e il tuo non é del mondo,
In quel momento abbracciami, fallo senza parole, muta la bocca, gli occhi pieni, pietà nel petto, e mano santa sul capo stanco.

A volte, gli abbracci a volte, sono la cura di tutti gli squarci, dove la parola diventa stupida e non sa combattere i capricci degli dei, gli abbracci salvano, basta aprire le braccia distratte

Amelia De Simone – 2 maggio 2020

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La prova

Domenica delle Palme

Signore, che ci hai dato questa prova così forte con questa malattia sconosciuta e invisibile, che ci fai camminare all’ombra del tuo calvario, che ci tieni al chiuso delle nostre case, che ci hai tolto al lavoro, agli abbracci, agli amici, ai giochi, all’aria aperta, alle meraviglie del mondo, ma tanto ci doni con il tuo amore, noi ci abbandoniamo a te, alla tua misericordia e ti salutiamo con le palme per accogliere il tuo passaggio.

La tua luce sia per noi cura e unguento, sia la guida per restare nella retta via dell’obbedienza e del sacrificio, sia la nostra forza e ci dìa speranza di giorni pieni di amore e vitalità

Amelia De Simone – 5 aprile 2020

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Speranza

Speranza

Le mani di Dio sono raggrinzite e gonfie,
non hanno mai avuto la grazia dei pianisti,
non sanno suonare né disegnare,
ma accarezzano tenere, calde come i nidi delle schiuse,
hanno la bellezza di carni senza talento ma solerti ad asciugare acque amare dagli occhi.

Il tempo oggi é scuro, sa di terra ferrosa, l’aria non preannuncia arie serene e cieli striati,
ma é un tempo di vita, é un tempo di cova,
da cui schiuderanno altri destini folgoranti,
altre vite felici, indomite, febbrili di sogni e innocenti chimere.

Le mani di Dio e le mie e le tue sono raggrinzite e gonfie,
impastano pani, scrivono pensieri segreti e poesie, pregano silenti, restano aperte per accogliere i giorni presenti di sangue e tremori, e quelli di domani,
ubriachi di gioia, di libertà e di speranza

Amelia De Simone – 31 marzo 2020

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Il Giardiniere di Dio

Il Giardiniere di Dio

Ero pianta in ombra nella terra secca, quando arrivò il Giardiniere di Dio a nutrirmi di aria, di sole e acqua santa.

Divenni fusto forte e carico di frutti, lussureggiante persino,
le radici grasse, salde, gravide di vita.

Divenni Pianta di Dio,
straripante di linfa e nutrimento per chi si addolcisce ai morsi dei frutti e si ridesta nella luce

Amelia De Simone – 9 giugno 2019

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Sono povera

Sono povera

 

Sono povera, ho addosso tutti i vestiti laceri dei morti per fame, di freddo, di lame, di gelosia, di mare maligno, di coste aride, di tesori saccheggiati.

Sono povera, ho le pieghe amare sul viso di chi é stato umiliato, derubato, sfiancato, sfruttato.

Sono povera, non posso che piegare la schiena sotto il sole cocente o tendere la mano ai passanti frettolosi, non posso che passare i giorni senza contare i minuti, il denaro, gli anni rubati, le speranze senza più luce.
Sono povera ma ho voce, la voce di chi canta per sé e per chi voce non ha, solo grandi occhi e fame di nuova vita.
Sono povera ma ricca di parole come mandorle amare, di fiato furente per scarnificare chi depreda, chi deruba, chi s’arricchisce sul costato dei cristi inchiodati al legno

  • Amelia De Simone
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Quel che mi sorprende

Quel che mi sorprende

Quel che mi sorprende
é ritrovare nella tua carne e nel respiro che mescoli al mio,
il mare, i vicoli, l’erba,
gli odori dell’infanzia, il vocío allegro di giovani donne in strada,
la luna, la gente in festa, il sonno che ristora, un ballo che non finisce mai,
Una musica gitana, un fiore che odora di sole, i disegni degli dei,
un vecchio quaderno di appunti, un vestito
troppo corto, l’indignazione per i soprusi,
cioccolato amaro e zenzero candito, mani intrecciate, un soffio di vento, i marosi, la malinconia, la meraviglia di amare con innocenza, la voglia di raccontarmi e contare le mie ossa.

Mi sorprende che tu possa aprire i miei  occhi ai bagliori senza bruciarli, mi sorprende che tu predìca e voglia contare tutte le mie vittorie, che tu sappia ciò che io non so, mi sorprende  ritrovare nella tua carne e nel respiro che mescoli al mio il mondo visibile e invisibile

Amelia De Simone – 29 luglio 2018

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Quanti anni ha

Quanti anni ha

Quanti anni ha un pezzo di costato,
Un pezzo d’anima andati via

Quanti anni ha un pezzo di cielo cancellato,
Un fiore senza colpe sradicato a forza.

Quanti anni ha chi ti riempie di vuoto il cuore,
Chi parlava con gli occhi ai tuoi occhi.

Quanti anni ha una vita colma della tua assenza,
Un ricordo senza riposo di quanto siamo stati sangue di sangue.

Quanti anni ha chi si é assentato da questo mondo,
Chi s’è fatto oltre, senza verbo e senza il tocco che creavano ristoro

(Io ti penso farfalla, che vola leggera, le ali piene di vita, la luce il tuo destino, per non cedere alle vertigini senza fine)

Amelia De Simone

Alla mia amatissima sorella Beatrice

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Ho una stanza dove tutto é segreto

Ho una stanza dove tutto é segreto

Ho una stanza dove tutto é segreto,

dai silenzi mistici ai sospiri d’amore,

ai ricordi di infante, alle bugie dette,

ai tormenti arrecati,  ai delitti perpetrati,

silenzio é dolore, silenzio é anche gioia,

silenzio é il mio viaggio interiore.

 

Non assenza di suono,

ma silenzio liturgico, ritrovo del pensiero più profondo e vero, nudo e sacro,

é una stanza  senza porte, con accesso segreto per chi ha gli occhi giusti.

Ho una stanza dove tutto é segreto e dove tutto ha il suo ordine,

spirito e carne,

memoria e futuro,

sogno e vita vera

Amelia De Simone – 5 aprile 2018

 

 

 

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E se non so nulla, so d’amarti

E se non so nulla, so d’amarti

Ma che ne sapevo io dell’amore?
Sapevo come si fa, come si fa all’amore,
ma chi mai m’aveva insegnato ad amare e ad amarmi?
Chi mi scrutava così nuda nonostante le vesti indosso?
Chi sapeva cosa c’era dietro il fiume di parole,
o il silenzio infantile e un po’ stolto
o a volte terribile, fatto di dolore e cicuta?
E chi ancora sapeva sfidare i miei pudori,
vincerli e accudirli?
E chi sapeva che nella preghiera avrei ritrovato me stessa,
guarito piaghe e lutti millenari,
e nello spirito riscoperto la comunione col simile illuminato?

Io non sapevo nulla, né sapevo
che uno sciamano quieto avrebbe squarciato ogni sapere
e rotte le vecchie vie sicure e amare,
come acque di parto,
e alla vita nuova mi avrebbe gemmata.

Che ne sapevo di mille cose mai fatte che non hanno più peso,
e di mille che sono storie incise nella pietra dura,
e fulgori nei giorni che lontani dovranno sorgere?
Che ne sapevo d’essere d’una materia rara e di rara vista,
che tu vedi, e agli altri non appare.

Io non so nulla dell’amore, tranne che è potente
quando mi insegni a non resistere, ma ad esistere con coscienza
e nella luce piena.

E se non so nulla, so d’amarti

Amelia De Simone – 14 febbraio 2018

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